sabato 28 luglio 2012

LA LEGALITA' E' ANCHE COSA NOSTRA - di Renato Scalia





Venerdì 20 luglio 2012. Questa è una data che rimarrà, per sempre, impressa nella mia mente, una serata, indimenticabile, a cui sarà riservato uno spazio nel mio cuore!
Le emozioni erano già iniziate al mattino. Avevo rivisto il filmato “Gli Angeli di Borsellino”, dedicato ai ragazzi di Via d’Amelio. Rivedere quelle immagini, risentire la voce di Agnese Borsellino che diceva: “Io che -sono contraria a rilasciare interviste, appena ho saputo che sarebbe servita per la trasmissione dedicata agli Angeli di mio marito, non ho avuto la forza di sottrarmi a questo dovere, perché loro sono morti per mio marito, per lo Stato…”, è stato commovente. Non vi nascondo che le lacrime hanno solcato il mio volto. 

La sera a Marradi è stato un crescendo di sensazioni incredibili.
Ho avuto il piacere di conoscere Tommaso Triberti, che con il suo impegno politico e civile, la sua voglia di legalità ti trasmette l’energia positiva  per continuare a lottare per un Paese migliore.
Continuare a lottare. Sottolineo questo aspetto, perché purtroppo il morale degli appartenenti alle Forze dell’Ordine è letteralmente a pezzi. Lo scoramento è il sentimento che prevale.  La sfiducia nei confronti di un sistema che non funziona. Senza soffermarmi sui continui tagli al sistema sicurezza che, comunque, avvantaggiano sempre di più la criminalità organizzata, voglio evidenziare le altre problematiche che influiscono negativamente sullo stato d’animo dei poliziotti.
I continui attacchi che devono subire coloro che cercano di arrivare alle verità; una giustizia inevitabilmente troppo lenta che, spesso, vanifica il lavoro delle Forze di Polizia e dei magistrati stessi; i ripetuti assalti alle intercettazioni; le depenalizzazioni di reati come il falso in bilancio e tanto altro, queste sono le cose che incidono negativamente sui lavoratori di polizia.
Nonostante tutto ciò, le Forze di Polizia continuano e continueranno ad impegnarsi per assicurare a tutti i cittadini uno standard di sicurezza elevato.              

Torniamo alla serata.
Parlare di mafia in una regione che non è terra di mafia non è sempre semplice.
Molti sono convinti che la mafia sia un fenomeno che appartiene solo alle regioni del sud. La presenza della mafia al nord spesso non è percepita. Nulla di più sbagliato.
Le associazioni di tipo mafioso, come oramai le cronache quotidiane ci raccontano, hanno esteso i loro tentacoli su tutto il territorio nazionale e oltre. Anche in Toscana, purtroppo, suono suonati i campanelli d’allarme. Le relazioni della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia confermano il forte interesse e la presenza, sul nostro territorio, della criminalità organizzata. Le mafie diventano una minaccia per la libera economia quando riescono a trasformare i loro guadagni criminali in soldi puliti.

Il recital.
Introdurre lo spettacolo di Ugo De Vita "Senza lasciarci", in occasione del ventennale delle stragi di Capaci e via d'Amelio, sono state un'emozione ed una sensazione uniche.
Marradi ha offerto questa opportunità ad un poliziotto.
Credo sia un aspetto simbolico da non sottovalutare.
La Vostra sensibilità è da mettere in risalto, rispetto alle gravi dimenticanze di molti altri. 
Voglio ricordare i colleghi sopravvissuti alle stragi del ’92, i quali sono stati letteralmente dimenticati, soprattutto dallo Stato.
Il recital è stato coinvolgente. Un susseguirsi di letture, di immagini, di suoni, di sensazioni forti che ti scuotono la coscienza, che ti danno la scossa e ti fanno capire la grandezza di uomini che hanno sacrificato la propria vita per difendere il nostro Paese dal cancro della mafia.
Il mio concittadino Ugo De Vita, con un’interpretazione trascinante, è riuscito a creare, nella bella piazza di Marradi, unatmosfera indimenticabile e appassionante, resa ancor più suggestiva dal favore di un vento che ti avvolgeva incredibilmente, insieme alle note del sassofonista Gian Maria Randi. 
Vedere tutta quella gente attenta e commossa, che ha ringraziato ed omaggiato l’autore dello spettacolo con un lungo applauso, mi ha dato una carica incredibile.

Ritorno a Firenze.
Non è finita qui. Roberto Benigni mi ha accompagnato giù per il Passo della Colla, verso Firenze. Proprio così! La via “impegnativa” di ritorno è stata trasformata magicamente nell’autostrada del “Sole”.  Radio RTL  ha trasmesso in diretta, da Piazza Santa Croce, il Canto undicesimo dell’inferno della Divina Commedia, recitato da Roberto Benigni. In quel canto si parlava, tra l’altro, di finanza e di usura.  Com’è attuale Dante.

Che serata meravigliosa!





Renato Scalia, Ispettore capo di Polizia, è stato Segretario regionale del SILP-CGIL ed attualmente è un membro della segreteria Fondazione Caponnetto

lunedì 23 luglio 2012

MARRADI E L'ANNO CHE VERRA' - di Walter Scarpi

Siamo stanchi. La speculazione finanziaria si è mangiata l’economia vera. E la politica resta a guardare. La casta degli intoccabili che dovrebbe amministrare le risorse pubbliche nell’interesse pubblico, uno scandalo dopo l’altro si è definitivamente sputtanata. Chi ha ancora fiducia nella politica? Eppure, per quanto sia faticoso, è ancora dalla politica che dobbiamo ripartire. Dobbiamo tornare, noi cittadini, là dove si decide. Se non lo faremo noi non lo farà nessun’altro per noi, né tantomeno agirà nel nostro interesse.

È vero. Si respira un’aria nuova. Si legge ovunque la voglia di mandare finalmente a casa i mestieranti, i dinosauri della politica, e di lasciare spazio ai giovani. Ancora qualche mese di pazienza, ragazzi. Siamo stanchi, delusi, arrabbiati. La delusione e la rabbia non passeranno tanto presto. Ce ne ricorderemo quando sarà il momento di votare.
A conti fatti, ci conviene favorire la nascita di una classe politica nuova: lasciamola libera di crescere e magari di sbagliare. Chiediamogli soltanto di restare pulita, di separare nettamente la politica dal malaffare. Per l’Italia sarà già un passo da gigante. Chiediamogli soltanto di rappresentare la gente. Noi. Quelli che lavorano (se possono) e pagano (sempre).

Un ragionamento che deve valere ad ogni livello istituzionale, dal governo centrale fino a quello locale, dal Parlamento fino al più piccolo dei comuni. Lasciamo volentieri ad altri la pretesa di risollevare le sorti della nazione intera. Occuparci dell’angolo di mondo in cui viviamo sarà già abbastanza. Il problema è che spesso manca ogni volontà di reagire. Siamo tutti bravi a parlare, io per primo. Quando poi arriva il momento di mettersi in gioco, il momento di assumere delle responsabilità, diventa sempre più difficile trovare persone disposte a impegnarsi e a sporcarsi le mani. La politica è, dovrebbe essere, la più nobile delle arti e delle passioni. Sul piano nazionale un discorso del genere è per i più semplicemente ridicolo. Guardando invece all’orizzonte più limitato delle cose di casa nostra, la prospettiva cambia. Guardiamo all’amministrazione comunale uscente. Non ha fatto niente di male. Non ha fatto niente. Tutte brave persone, nessuna esclusa. Solo immobili. Solo povere di idee. Non è colpa loro. Per alcuni è un fattore fisiologico. Come pretendere novità e freschezza da chi faceva già politica quando l’uomo è sbarcato sulla luna? Mi sento già vecchio io a quarant’anni, dopo appena due legislature. E quindi?

Quando parlo con Tommaso Triberti mi sento sollevato. Ha una passione infinita e genuina per la politica, quella nuova e pulita che un bel giorno uscirà allo scoperto. Ha un entusiasmo incrollabile che gli si legge negli occhi, ma anche il giusto grado di ambizione e determinazione. Ha la capacità di ascoltare la gente. Sa bene cosa significa lavorare a singhiozzo con un contratto da precario e arrivare a fine mese con i soldi contati. È giovane, ma tutt’altro che inesperto e isolato. Anni di volontariato politico gli hanno permesso di costruire la necessaria rete di relazioni, tesa ben oltre Marradi. Ha già visto da vicino, come vicesindaco, quale impegno e sacrificio comporti ricoprire la massima carica pubblica locale. Quando gli abbiamo chiesto la sua disponibilità a candidarsi per quell’incarico, ha riflettuto e poi si è fatto avanti. Che dirgli, ora?

In bocca al lupo, Tommaso. Sei  il mio prossimo sindaco.